Buongiorno,
sono una paziente affetta da:
carcinoma primitivo renale a cellule chiare al III medio inferiore del rene sx (113mm x 96 mm) con:
Dall’aprile 2021 sono in trattamento di prima linea con Pembrolizumab (1 infusione ogni 21 giorni) e con Axitinib 5 mg due volte al giorno (1 ogni 12 ore) e effettuo controllo tac ogni 4 mesi.
Dopo il primo ciclo di Pembrolizumab, alla tac di controllo (luglio 2021), le metastasi al fegato avevano subito una riduzione del 50 % del volume, attestandosi sulle dimensioni su indicate.
Le tac successive, fino all’ultima del febbraio scorso, non hanno evidenziato ulteriori dimensioni della masse tumorali, se non, per quanto concerne quella relativa al tumore primitivo “disomogeneità dopo mezzo di contrato in relazione ad impregnazione contrastografica periferica, ipodensità centrale (in rapporto a fenomeni necrotico-colliquativi) e calcificazioni nel contesto”.
L’oncologo mi riferisce che allo scadere del 35° ciclo di Pembrolizumab (sostanzialmente due anni, quindi nel mio caso giugno 2023) il farmaco non può più essere assunto in quanto testato, appunto, per detta durata, e la terapia continuerà solo con l’assunzione di Axitinib.
Preciso che tutti gli esami di laboratorio da me effettuati a tutt’oggi prima di ogni infusione, hanno sempre rilevato una funzionalità renale (di entrambi i reni) ed epatica del tutto normale, evidenziando solo, a livello dell’emocromo, una moderata alterazione degli eosinofili
Quesiti:
Gentile paziente, il trattamento eseguito dal suo oncologo curante è assolutamente corretto così come la proposta di sospendere le infusioni di pembrolizumab dopo 2 anni. Le risposte alle sue domande sono:
– No alla 1 ed alla 3
– Per rispondere alla domanda 4 sarebbe necessario visionare le immagini della TC
Nel complesso la cosa migliore da fare per lei sarebbe quella di proseguire con axitinib senza nessun altra immunoterapia.
Un caro saluto.