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Sofferenza pancreatica a seguito terapia con Nivolumab

Buongiorno,
Ho fatto 3 mesi di terapia con Nivolumab (dal 6 febbraio al 3 maggio 2023) durante i quali ho notato degli scompensi glicemici, forte nausea e alcuni lievissimi dolori al pancreas appena percettibili che si sono presentati molto raramente.
La TAC con mdc fatta dopo i 3 mesi di Nivolumab ha rilevato una sofferenza del pancreas con relativo ingrossamento, edema e contorni sfumati.
Ho fatto gli esami amilasi/lipasi per conto mio e sono risultati alterati: amilasi 76 e lipasi 290, anche dopo un periodo di dieta povera di grassi per 12 giorni.
In ospedale solo ora stanno prendendo in considerazione il fatto che sia una pancreatite iatrogena da farmaco e mi hanno dato 10 mg di cortisone al dì dal momento che il Nivolumab ha una coda di effetti collaterali anche di 6 mesi.
Ho saputo che altre persone che hanno avuto lo stesso problema hanno fatto 4 mesi di cortisone a 75 mg.

Desidererei sapere il dosaggio ottimale del cortisone e la durata della cura per arrestare gli effetti negativi sul pancreas generati dal Nivolumab (terapia ora abbandonata) e se tali effetti negativi possono compromettere del tutto l’organo a distanza di 5 mesi dall’inizio di tali effetti.
Ringraziando per l’attenzione, porgo distinti saluti.

1 Risposte

Buongiorno,
la tossicità pancreatica da immune checkpoint inhibitors è rara (stimata sotto il 4% dei casi) ed è di solito – ma non esclusivamente – associata alla somministrazione combinata di un anti-CTLA4 (Ipilimumab) ed un anti-PD1 (Nivolumab), piuttosto che ad una mono-immunoterapia. Le linee guida ESMO sottolineano la necessità di escludere ogni altra possibile causa di pancreatite prima di dare per scontato che i segni e/o sintomi siano effettivamente causati dalla immunoterapia. Non esistono raccomandazione per la dose ottimale di steroidi da somministrarsi ed anzi, le stesse linee guida ESMO definiscono il ruolo degli steroidi come “non chiaro”. In alcuni case-reports, la loro efficacia sembrerebbe essere più limitata rispetto a quanto osservabile nel caso di altre tossicità immuno-mediate, con un alto tasso di recidiva della pancreatite a sospensione dello steroide. In questi casi(ma si tratta sempre di singoli case reports o poco più), come immunosoppressori sembrerebbero essere più utili farmaci come l’Azatioprina o addirittura il Tacrolimus. Personalmente, mediando dalle raccomandazioni per la tossicità immuno-mediata epato-biliare, per una tossicità di grado 3 (ovvero amilasi e/o lipasi da 2 a 5 volte il valore massimo del range di normalità, con sintomi ovvero più di 5 volte il valore massimo del range di normalità, senza sintomi) consiglierei una dose di steroide di partenza pari a 1 mg/kg/giorno di (metil)prednisolone o equivalente, con graduale calo dello steroide sino ad un massimo di 10 mg/giorno in caso di risposta clinica. Se invece non vi fosse risposta allo steroide entro 72 ore dal suo inizio, si potrebbe provare ad aumentare la dose a 2 mg/kg/giorno. Per una tossicità inferiore (grado 2 o meno), dovrebbe invece poter bastare una dose di steroide di 0,5 mg/kg/giorno. Sull’eventuale ripresa dell’immunoterapia, le (sempre poche) esperienza sono discordi; per i casi più gravi e/o quelli che non rispondono a dosi standard di steroidi, è consigliata la definitiva sospensione dell’immunoterapia e comunque, come ricordato sopra, le recidive sembrerebbero essere frequenti alla ripresa dell’immunoterapia. Di più, sulla base di quanto mi avete detto, non si può dire. Sicuramente, bisognerebbe essere sicuri che siano state escluse tutte le altre possibili cause di danno pancreatico e valutare con precisione la severità massima della tossicità pancreatica accusata (sulla base del range di normalità del laboratorio dove sono stati eseguiti gli esami).
Cordiali saluti

prof. Camillo Porta Direttore dell'Unità Operativa di Oncologia Medica Universitaria Policlinico di Bari
Risposta del 11 Luglio 2023
alle 14:50