In questo articolo, Gianni, un paziente di carcinoma renale al quarto stadio, condivide la sua esperienza e risponde alle domande di un amico riguardo alla sua malattia. Nonostante la paura e le difficoltà che incontra, Gianni ci mostra la sua determinazione e la sua positività, e sottolinea l’importanza di considerare ogni caso di cancro come un’esperienza unica. La storia mette in luce anche le sfide che i pazienti affrontano quando si confrontano con l’ignoranza e la superficialità degli altri riguardo alla malattia e alla sua prognosi.
-Io ho un “carcinoma renale al quarto stadio” con metastasi.
-Ma come? Come quello di Michela Murgia?
-Non lo so se è come il suo; le mie metastasi sono arrivate al braccio destro, che adesso è un po’ ciondolante, e al bacino, così sono zoppo; però vado allo stadio gratis e, con il tagliando handicap, parcheggio la macchina dove voglio.
-Ma hai paura di morire?
-Certo che ho paura! Tu no?
-Però ho letto che dal “quarto stadio” non si torna indietro.
-Non si torna indietro nemmeno dal primo stadio, o dal secondo, dal terzo, non si torna più indietro dal momento che il medico ti dice “Lei ha il cancro”.
-Ma Michela Murgia?
-Mi dispiace tanto, probabilmente il suo caso è molto complesso. Sai, ogni caso è una storia a sé.
-Allora il fatto che tu abbia un “carcinoma renale al quarto stadio” come Lei non vuol dire che presto morirai? Perchè io da quegli articoli ho capito così!
-Certo che no! Ogni quattro o cinque mesi faccio controlli, convivo con le mie paure, ma ho una bella vita. Pensa che uno dei più stimati Professionisti del settore un giorno mi disse che mia moglie, se avesse voluto godere della mia eredità, avrebbe dovuto assoldare un killer, perché la mia malattia, che ti ricordo si chiama “carcinoma renale al quarto stadio”, come quello di Michela Murgia, nel mio caso non era mortale, o quantomeno avrei vissuto a lungo. Quando ogni tanto alla sera chiudo gli occhi e mi prende un po’ di paura penso a questa frase di questo professore e mi scappa da ridere, e mi addormento abbastanza sereno. Oddio, dopo aver letto quell’articolo, ieri sera ho fatto un po’ fatica a prendere sonno.
-Ma allora perché molti hanno scritto così?
-Non lo so, forse stupida superficialità, forse mancanza di professionalità; in ogni caso hanno la sensibilità di un paracarro.
Gianni, paziente di carcinoma renale