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La terapia del tumore del rene metastatico (mRCC) si divide in due categorie principali:
Entrambe le categorie farmacologiche sono disponibili sia singolarmente che in associazione, sia nell’ambito della normale pratica clinica, sia all’interno di protocolli sperimentali.
Appare ragionevole pensare ed è in parte già stato dimostrato che una combinazione di queste due diverse forme di terapia oncologica possa indurre un ulteriore miglioramento dei risultati ottenuti finora, determinando un ulteriore miglioramento della sopravvivenza complessiva e della qualità della vita.
Appare utile, prima di delineare nel dettaglio le opzioni terapeutiche disponibili, delineare alcune caratteristiche peculiari del tumore renale. Si sottolinea che:
I farmaci a bersaglio molecolare rappresentano una categoria farmacologica diretta contro specifici bersagli delle cellule tumorali (pathway biochimici e proteine mutanti), al fine di inibire processi biologici caratteristici e fondamentali per la sopravvivenza tumorale, quali:
Per angiogenesi si intende lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni a partire da vasi già esistenti. La capacità di indurre l’angiogenesi è considerata uno dei “segni distintivi” dello sviluppo delle neoplasie maligne: per una massa tumorale, costituita da cellule in proliferazione anomala ed accelerata, sarebbe molto difficile continuare a crescere in assenza di nuovi vasi sanguigni, fondamentali per l’apporto di ossigeno e nutrienti. La loro assenza determinerebbe, infatti, la morte cellulare e quindi l’impossibilità alla crescita.
Tale attività angiogenica è accentuata nel carcinoma renale, configurandolo come il prototipo delle neoplasie responsive ai farmaci a bersaglio molecolare aventi attività diretta contro l’angiogenesi (cioè, ad attività antiangiogenica). Infatti, nel carcinoma renale, l’inattivazione di un gene specifico (ovvero il gene oncosoppressore di Von Hippel-Lindau, VHL), rappresenta il principale meccanismo promotore di una serie di eventi a cascata, che, in ultima analisi, contribuiscono ad innescare un’esasperata neoangiogenesi, mediante l’iperproduzione di una serie di fattori di crescita, tra i quali il più importante è il fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF). Il VEGF ha effetto principalmente sulle cellule endoteliali vascolari (ovvero, le cellule che costituiscono la superficie interna dei vasi sanguigni), inducendo la loro proliferazione, sopravvivenza e migrazione. Questo determina, quindi, la costituzione di una nuova serie di vasi sanguigni, fondamentali per garantire al tumore: